Dell’attività di Piero Rasero si sono interessati critici, giornalisti e scrittori.
Si menzionano fra tutti: Gerard Argelier, Giorgio Barberis, Claudia Bocca, Anna F. Biondolillo, Laura Bonaudi, Angela Canepa, Luciano Carini, Nietta Castrin, Anna Cavallera, Nini Piumatti Cavallera, Massimo Centini, Ennio Concarotti, Donat Conenna, Carla D’Aquino, Andrea Diprè, Giorgio Falossi, B. Faussa, Roberta Filippi, Tersilia Gatto, Ottavio Giovannetto, Emanuele Lazzini, Paolo Levi, Francesco Lodola, Mario Marchiando Pacchiola, Luciano Marcucci, Sara Merlino, Angelo Mistrangelo, Franco Mondello, Carlo Morra, Piero Mulassano, Flaminio Novelli, Antonio Oberti, Beppe Palomba, Alfredo Pasolino, Piero Perona, Elio Rabbione, Michelangelo Romano, Enzo Santese, Sandro Serradifalco, Vittorio Sgarbi, Giuvanni Sillicani, Gino Spinelli de Sant’Elena, Mario Tescone e Aldo Valleroni.
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Alcuni stralci critici
“…Piero Rasero è un artista che riconduce il paesaggio alla sua realtà poetica, esaltandone i particolari senza trasformare in chiave di sogno ciò che egli capta con animo puro nel quotidiano. Il Vero, la Verità, per questo maestro della tavolozza, sono già sogni visibili, senza dover giocare d’astuzia con il surreale. Lavori dal difficile studio prospettico e di luce ci fanno condividere la tranquillità di un mondo incontaminato, entro il quale vorremmo, perché no? navigare, ritirarci, ripararci. Piero Rasero si esprime tramite l’affrontare la bellezza del mare e le sue case assolate, estive, dove le bouganvillee avvolgono, in uno scialle rosso-giallo, i muri. Si direbbe che gli esterni di Rasero siano impregnati di un’atmosfera, di una sensibilità così segrete e toccanti per cui all’osservatore è chiaro quanta civiltà interiore vi sia in questi lavori, composizioni dov’è esaltata la semplicità della natura, mai declamata. Dalle sue opere viene incontro un dolce presagio di serenità, grazie a una luce impalpabile e diffusa, intessuta da un senso di sospensione, di attesa misteriosa, di dolcezza calda, estiva…”
(Paolo Levi)
“…Piero Rasero scandaglia le potenzialità del rapporto tra l’idea di solarità e la natura nella resa dei paesaggi, sistemati sul piano compositivo con un equilibrio di toni cromatici che danno voce alle presenze fisiche del quadro, in mezzo a un silenzio melodioso di quelle porzioni di natura. L’opera invita lo sguardo a distendersi dalle evidenze in primo piano sulle prospettive lunghe dell’orizzonte, dove luce e colore convergono in una sintesi dagli effetti seducenti.
L’artista muove dalla consapevolezza di fissare la realtà sulla tela imprimendole quel guizzo lirico che la sospende in una posizione d’incanto per i luoghi evocati, ma soprattutto di estraniazione dal mondo fisico proprio partendo da quei medesimi siti. In questo la pittura di Rasero realizza quel tratto di comgiunzione fra la memoria e la fantasia, tra le esperienze acquisite e le sorprese del contemporaneo, così come egli lo vive a contatto con il reale…”
(Enzo Santese – Arte Mondadori)
“…Figlio di questo nostro martoriato presente, ma interamente immerso nel proprio tempo, Rasero ha trovato nei prodromi ottocenteschi la ribellione alla fredda razionalità dell’intelligenza e si è avviato verso le teorie di un Soren Kierkegaard per diventare artista-seduttore attraverso espressioni ironiche, liliali, e malinconiche al tempo stesso. Il tutto cogliendo l’attimo fuggente e cristallizzando nell’eternità delle sue opere il vulcano attivo della vita che scorre per veicolare il messaggio recondito di una personalissima ricerca. Perché un buon pittore sa come comporre il proprio disegno – sottolineava Susan Woodford – sa usare sottilmente le sfumature dei colori o creare decise dissonanze tonali, ed è conscio della tradizione nella sua forza e nei suoi limiti. E in un’epoca in cui non sono più il senso del bello o la profondità di un messaggio a rendere significativa un’opera d’arte, Piero Rasero sa ancora consegnarci il chiaro, nitido, sentimentale messaggio di una collina autunnale, di una silente marina o di una sonnolenta piana: con singolare schiettezza, grande intimismo ed inconfondibile proprietà di linguaggio…”
(Giorgio Barberis – Corriere dell’Arte, dicembre 2007)
Nelle sue composizioni prendono forma le raffigurazioni di una casa rosa con pergolato o di una nevicata sulle vigne delle Langhe. Vi è nelle sue opere una limpida resa del soggetto, che racconta di luminosi orizzonti, di pomeriggi assolati e di delicate immagini della Riviera Ligure.
Rasero propone, quindi, un dipingere rasserenante che viene messo in evidenza dalla monografia, curata da Sara Merlino, con introduzione di Donat Conenna, assieme a una serie di litografie con gli scorci più poetici di Cherasco.
(Angelo Mistrangelo – “La Stampa – Torino7”, 6 novembre 2009)
…Piero Rasero racconta ogni più nascosto e intimo segreto custodito dalla natura e lo mostra a noi con disarmante verità; semplicemente narrando. Nelle sue tele ogni cespuglio, ogni foglia, ogni petalo viene affrontato con estrema cura formale, trattato come un micro-cosmo. Una prospettiva di luci, ombre e colori dona profondità alle opere, modellando uno spazio fisico che appare in rilievo. I paesaggi si estendono così oltre i limiti fisici della tela, fino ad avvolgere e comprendere in sé l’osservatore, che è spinto ad appoggiarsi ai muretti assolati o cercare il fresco profumo dei cespugli in fiore, sfiorandone i petali. La luce calda e forte del sole riempie di colore una parte, ne lascia in ombra un’altra, crea contrasti netti. E percepiamo la freschezza dell’ombra di un pergolato, il caldo torrido dei vicoli assolati, il profumo intenso della vegetazione mediterranea… E’ un brano di verità che forse cela una sottile e quasi impercettibile malinconia …”
(Sara Merlino – presentazione della personale a evvivanoè esposizioni d’arte, marzo 2006)
“…Il suo sguardo coglie e trasferisce sulla tela tutte le vibrazioni cromatiche del mare e delle fronde, con contrasti luce/ombra di limpidezza incredibile che emergono prepotenti e delicati insieme, con tocco sicuro e pulito…”
(Claudia Bocca)
…Nei paesaggi di Rasero prevale il motivo dell’albero, nel suo lavoro c’è sempre la volontà di mediare il dialogo tra la molteplicità di sensazioni che lo assalgono quotidianamente , ed il bisogno di comunicare agli altri il magnifico mondo delle emozioni che chiede di visualizzarsi in gesto, il colore, la traccia poetica…”
(Massimo Centini)
“…La freschezza del colore, l’armonia delle tinte, il sapiente accostamento cromatico (caldo-freddo, luce-ombra) ci colpiscono per primi, i gialli, i malva, i viola, i grigi sono per lo più usati schietti, così come le terre li danno. La sommessa musica ed il forte concentrato di molti accostamenti saltano agli occhi in ogni composizione. Sicurezza di segno e di tocco si accompagnano, in Rasero, a questa sensibilità nel colore. Scelte scenografiche, di quella nitida resecazione della natura, soltanto in apparenza indifferente, in realtà guidata da una inflessibile regione ritmica che dal ‘presto’ trapassa, in pause misurate, ad un ‘largo’ melanconico, come in uno specchio di cristallina limpidezza, il tutto a prova di una piena vena e capacità compositiva e cromatica…”
(Laura Bonaudi)
…Il paesaggio spesso si accende di cromìe se un roseto o un cespuglio di lillà si abbarbica contro un muro baciato dal sole; il contrasto cromatico dà allora motivo al pittore per comporre una pagina di grande suggestione…”
(Carlo Morra)
E’ chiaro che la lettura delle opere di Piero Rasero va operata in chiave psicologica. E’ chiaro che tutte queste rose e queste serre che “adornano” i suoi dipinti sono una reazione psicologica agli ambienti vissuti che sono tutt’altro che infiorati (il Pedemonte più automobilistico, più industriale), per cui è innata, spontanea, naturale la ricerca di un polo esatto contrario costituito da una florealità francamente esagerata e qualche volta inventata. Ma la storia è questa; i dipinti di Rasero hanno un significato e un significante: la natura, bella come una rosa che non deve abbandonarci. Mai dobbiamo abbandonare.
(Donat Conenna – “Catalogo Premio Ambiente” Stresa (VB), novembre 2009)
La mediterraneità cromatica di Piero Rasero si può tranquillamente ricondurre ad una tradizione pittorica italica che ritrova ancora in una determinata tipologia di paesaggismo quei valori universali validi da esportare in tutto il mondo. La pittura dell’artista si distingue proprio per questa sua universalità dialettica, tale da renderlo protagonista in talun palcoscenico artistico.
(Sandro Serradifalco – “Grandi Maestri” Edizione 2009, Palermo, 2009)
L’intenzione sottaciuta dell’artista pare a noi quella di inquadrare gli scorci di paesaggio in “un’atmosfera sospesa”, alla ricerca di segni, tracce della sopravvivenza di un pacifico convivere tra presenza dell’uomo e natura. Lontano dall’imprevedibile e dal manifestarsi spesso esagerato dei fenomeni atmosferici odierni. E’ come se Rasero, al pari di quanto fa Paolo Pejrone nei suoi brevi ma intensi racconti, cercasse un senso diverso del tempo e del vivere rispetto alla nostra quotidianità: senso fatto di attenzione, di necessaria lentezza, di capacità di osservare ed ascoltare… Su questa china può succedere che l’osservatore cada nell’inganno dell’evasione, della fuga nell’idillio. Quel dipingere con luce piena suona in qualche modo “catartico”, nutrendosi di una linfa deamicisiana e gozzaniana e smarrendo, quasi nascondendo, la nostra contraddittoria quotidianità? Una realtà che, per essere anche solo parzialmente “corretta”, va radicalmente discussa e ripensata.
(Francesco Lodola – “ Corriere dell’Arte” – Torino, 20 novembre 2009)
Uno scorcio, un piccolo angolo di Paradiso, un’oasi che s’indovina di pace e di quiete. Poeta del paesaggio, Rasero cerca e trova inquadrature inusuali per raccontarci che oltre la frenesia metropolitana, oltre lo stress dei semafori e dell’asfalto, alla fine della corsa quotidiana possiamo premiarci con la gioia di un cielo terso, con un grappolo di fiori, con i colori di una Natura amica e benigna.
(Beppe Palomba – Capri, 2012)
Piero Rasero ha la dote rara, per il nostro tempo, di saper essere oggettivo nell’interpretazione del reale. Non rinuncia alla poesia del vero, la cui scrittura sottile si cela nei vicoli che portano al mare, nel profumo di una buganvillea, nel silenzio delle colline della Langa piemontese. I suoi sono dipinti narrativamente felici, frutto di un animo che vive in armonia con la natura che lo circonda, e che intrattiene con essa un dialogo costante e silenzioso.
Rasero guida con garbo e determinatezza l’osservatore a scoprire l’ancestrale nobiltà della natura, senza sentire la necessità di trasfigurarla e nel contempo evitando sapientemente di cadere nel sentimentalismo. Le sue sono pagine pittoriche di intenso lirismo, sorrette da un equilibrio compositivo che ne esalta i piani, i volumi e le prospettive. L’artista gioca di contrappunti cromatici, di delicati passaggi tonali, riuscendo a a cogliere i riflessi della luce, un attimo prima che si dissolvano.
(Paolo Levi – Torino, 2012)
Il senso di Rasero per la luce.
… Rasero ripercorre le vecchie stradine che scendono al mare, spia le vecchie torri abbarbicate sulla collina ancora inviolata, incontra le masse di bouganvillee adagiate sulle pareti delle case assolate, le macchie delle ginestre e dei glicini, le barche addormentate al riparo della grande palma, gli ombreggianti pergolati, le finestre socchiuse o i portoni sbarrati. Rasero racconta tutto questo, coltiva le proprie impressions, fissa l’impalpabilità di certi attimi con una ricerca assai personale del colore, adagiando sfumature ed ombre, tratti infuocati di un sole estivo immerso in un pomeriggio che ti pare di vivere. Non nasconde i suoi paesaggi dietro tratti malati di troppa semplificazione, ma li costruisce con intelligente ricchezza, li concretizza con un variare di luci e di ombre messo sulla tela con limpidezza e con energia allo stesso tempo, fabbrica contrasti che fermano la luce prepotentemente. Come luci ed ombre portano i paesaggi immersi nella neve, quella che copre il Roero e la Langa, d’inverno: anche qui la calma, il raggio di sole che rompe attraverso i rivi pressoché gelati e gli alberi che attendono una nuova primavera. A girar pagina, t’invadono le vigne grasse e colorate, la luce s’insinua ancora una volta.
(Elio Rabbione – “Corriere dell’Arte” 29 ottobre 2010)
Rasero aime raconter une nature entre des lumières et des reflets, des couleurs changeantes et vraisemblablement gagnantes… Un paysage naturel et riche d’effets optiques, qu’ils apportent grandes et infinies connaissances de sa créativité visuelle.
(Gerald Argelier)
Le opere di Rasero sono generate e si evolvono in un ambiente intriso di sana armonia, esse scaturiscono dal bisogno di proiettare nello sguardo di chi osserva un contatto generoso, positivo, fra l’uomo e la natura.
Rasero riesce ad associare ad ogni tono cromatico un suono particolare ed una chiara sensazione emotiva. I contrasti di luce vengono adoperati anche per conferire consistenza e volume ai paesaggi.
(Da “Guida all’investimento artistico” –Arte Contemporanea – Ed. Artitalia Milano, novembre 2009)
Rasero parte dalla realtà potenziando l’aspetto lirico e l’incanto dei luoghi, estraniandoli e potenziando la bellezza del mare, dei muri assolati, della campagna innevata, esaltando la semplicità e la serenità della natura con sapienti tocchi cromatici, resi più vivi da una luce impalpabile e diffusa.
(Anna Cavallera – “Il Corriere di Saluzzo”, 30 novembre 2007)
Una prospettiva di luci, ombre e colori dona profondità alle opere, modellando uno spazio fisico che appare in rilievo. I paesaggi si estendono così oltre i limiti fisici della tela, fino ad avvolgere e comprendere in sé l’osservatore, che è spinto ad appoggiarsi ai muretti assolati o cercare il fresco profumo dei cespugli in fiore, sfiorandone i petali.
Piero Rasero racconta ogni più nascosto e intimo segreto custodito dalla natura e lo mostra a noi con disarmante verità; semplicemente narrando… Nelle sue tele ogni cespuglio, ogni foglia, ogni petalo viene trattato come un micro cosmo. La luce calda e forte del sole riempie di colore una parte, ne lascia in ombra un’altra, crea contrasti netti. E percepiamo la freschezza dell’ombra di un pergolato, il caldo torrido dei vicoli assolati, il profumo intenso della vegetazione mediterranea. E’ un brano di verità che forse cela una sottile e quasi impercettibile malinconia.
(Sara Merlino – Cherasco, 2007)
Figlio di questo nostro martoriato presente, ma interamente immerso nel proprio tempo, Rasero ha trovato nei prodromi ottocenteschi la ribellione alla fredda razionalità dell’intelligenza e si è avviato verso le teorie di un Soren Kierkegaard per diventare artista-seduttore attraverso espressioni ironiche, liliali, e malinconiche al tempo stesso.
Il tutto cogliendo l’attimo fuggente e cristallizzando nell’eternità delle sue opere il vulcano attivo della vita che scorre per veicolare il messaggio recondito di una personalissima ricerca. Perché un buon pittore sa come comporre il proprio disegno – sottolineava Susan Woodford – sa usare sottilmente le sfumature dei colori o creare decise dissonanze tonali, ed è conscio della tradizione nella sua forza e nei suoi limiti. E in un’epoca in cui non sono più il senso del bello o la profondità di un messaggio a rendere significativa un’opera d’arte, Piero Rasero sa ancora consegnarci il chiaro, nitido, sentimentale messaggio di una collina autunnale, di una silente marina o di una sonnolenta piana: con singolare schiettezza, grande intimismo ed inconfondibile proprietà di linguaggio.
(Giorgio Barberis – “Corriere dell’Arte”, dicembre 2007)
La disposizione lirica descrittiva del contesto scenico si ammanta di struggente passionalità tonale nell’operato del maestro Piero Rasero. Grazie a concezioni coloristiche di elevatissima fattura l’artista riesce nell’intento narrativo con sopraffine dimestichezza tecnica e aulico spessore tematico.
Una pittura che dona respiro alla nostra sensibilità.
(Anna Francesca Biondolillo – “Grandi Maestri”, 2006 )
La sua operazione, vuole condurci alla fedeltà di quel che resta del piacere dell’immagine circostante, tanto per rispondere alla domanda-madre; anzi ne costituisce il referente narrativo. Su questi quadri, su queste tele, sorgono i luoghi della sacra, solare, laica religione della vita di tutti i giorni. Il pittore ne esprime il territorio storico, geografico, atmosferico, meteorologico ed – in ultima analisi – umano.
(Donat Conenna – Cherasco, 2009)
Il paesaggio nell’arte è raffigurazione della realtà, ma è anche sensazione, è l’emozione che il manifestarsi della natura con tutte le sue bellezze può suscitare.
Piero Rasero nella sua pittura di paesaggio racconta la realtà che lo circonda bilanciando l’oggettività dell’immagine ad accostamenti cromatici molto personali, alla luce che lascia spazio all’immaginazione.
L’artista cerca di fissare sulla tela ciò che la natura mostra e racconta di sé. Un racconto fatto di colori, costruito attraverso pennellate ripetute che danno vita all’immagine in una ricchezza di dettagli che lascia percepire la consistenza della natura stessa. La leggerezza della neve, la delicatezza dei papaveri che si rompono quasi al soffio del vento, la robustezza delle fronde degli alberi; tutto prende vita nelle pennellate che si accavallano mescolando le tinte con armonia ed eleganza per generare un colore deciso e brillante che accentua la solarità della composizione.
Curiosità per l’ignoto, per ciò che c’è al di là di quella impalpabile linea dell’orizzonte che separa, anche se forse nel caso di Piero Rasero è meglio dire unisce, terra e cielo, si percepisce osservando tali paesaggi. Il mare nella sua infinità, le ampie distese di prati fioriti, persino la neve che silenziosa avvolge la campagna, tutto invita all’evasione dalla routine quotidiana per rifugiarsi nella quiete della natura. Una realtà oggettiva ma idealizzata è quella che propone l’artista, frutto della propria sensibilità ed emotività.
Ogni paesaggio che Piero Rasero raffigura, ed interpreta attraverso il colore, è un respiro di positività.
(Roberta Filippi – 2018)
La natura rigogliosa si presenta al nostro sguardo con tutta la fragranza di una percezione emotiva, mentre la visione si apre ad ampi orizzonti marini della limpidezza dell’aria, ma la ricerca pittorica, impressionista nell’autenticità di espressione, distingue, nel variegato ambito artistico internazionale, le splendide opere d’arte del maestro Piero Rasero.
Per l’essenzialità di sintesi, che per altro non rifiuta un equilibrio intellettuale, che scandisce i ritmi della composizione anche dove prevalgono terse distese di cielo.
Ma ciò che è ammirevole è soprattutto la trasparenza del raffinato tonalismo in una particolare luminosità.
Rendendo incontaminate le atmosfere che pervadono le sue visioni nel trascorrere della luce sulle sconfinate distese di cielo, di mare, il magico respiro dell’aria per vivere lo stupore insito nel germogliare di un’atavica bellezza nel mistero della natura, tutto si armonizza, nella luminosità.
In una dimensione trascendentale, imprimendo nella sua arte il soffio lirico che fluisce dal suo sentire interiore per uscire dalla fenomenologia naturale e cogliere il barbaglio di luce con un chiarismo neoquattrocentesco di straordinaria suggestione, l’attimo prezioso di memoria, aprendo nuove prospettive all’avanguardia per un nuovo linguaggio d’arte nella storia dell’arte italiana ed internazionale.
(Carla D’Aquino -Archivio storico Maison d’Art – I grandi autori del’900 – I protagonisti dell’avanguardia Padova 2022)